Sale il bilancio delle vittime in Birmania :(

Si parla di 15.000 🙁

Fonte: Repubblica

Un vero disastro, che ha colpito un paese già poverissimo. Secondo il ministro degli Esteri birmano Nyan Win, il passaggio del ciclone Nargis sulla Birmania meridionale ha causato più di 10mila morti. Inoltre, stando a fonti delle Nazioni Unite, centinaia di migliaia di persone sono rimaste senza tetto ed acqua potabile. Il bilancio è ancora provvisorio e, secondo l’agenzia cinese Xinhua, i morti sarebbero addirittura 15mila. Stanno tutti bene, comunica la Farnesina, i circa 120 italiani che si trovavano nel paese. Il regime birmano ha accettato gli aiuti internazionali, ma non l’invio di soccorritori dagli Usa.

La tempesta tropicale, di categoria 3, si è abbattuta nella notte tra venerdì e sabato sulle coste meridionali del paese con raffiche di vento fino a 240 chilometri orari. Il ciclone ha spazzato via interi villaggi, ha interrotto molte strade e ha lasciato senza energia elettrica cinque regioni, nelle quali è stato dichiarato lo stato di calamità naturale.

La zona più colpita è il delta del fiume Irrawaddy, dove la tempesta ha sfogato tutta la sua potenza. Lì si è registrato il maggior numero di vittime. Investito dalla furia di Nargis anche il centro più importante della Birmania, Rangoon, che conta cinque milioni di abitanti. Le immagini che arrivano dalla città mostrano alberi sradicati, tetti scoperchiati e pali della corrente elettrica piegati dalla furia del vento.

Il ministro degli Esteri Nyan Win ha dichiarato alla tv di stato che ”secondo gli ultimi dati, le vittime sono più di 10mila anche se il bilancio è destinato a essere rivisto al rialzo”. Ancora più drammatici i numeri forniti dall’agenzia cinese Xinhua, che parla di 15mila persone rimaste uccise. Tra i morti non ci sono però italiani: la Farnesina ha comunicato che quelli che si trovano nel paese stanno tutti bene.


Il paese è in mano da 46 anni a un regime che ha pochi rapporti con l’Occidente. Questo non facilita i soccorsi, anche perchè la giunta militare impone restrizioni agli spostamenti delle organizzazioni umanitarie. In ogni caso, il governo ha autorizzato l’invio di aiuti ed è già iniziata una mobilitazione internazionale. “Sappiamo che alcune centinaia di migliaia di persone hanno bisogno di un ricovero e di acqua potabile da bere, ma non siamo in grado di quantificare il numero esatto”, ha detto Richard Horsey, dell’ufficio per l’emergenza disastri delle Nazioni Unite, a Bangkok.

Tra i primi paesi a mandare aiuti c’è stata la vicina Thailandia, che ha spedito un aereo C-130 con a bordo 9 tonnellate di cibo e medicinali. La Commissione Europea ha sbloccato un aiuto d’urgenza di due milioni di euro. Altri 250mila dollari arriveranno dagli Stati Uniti, che hanno rapporti tesi con il regime e che si sono però visti negare il via libera all’invio di una squadra di soccorritori. Il ministero degli Esteri italiano, invece, ha messo a disposizione un contributo immediato di 123mila euro per i primi interventi, mentre la Protezione Civile ha dato la propria disponibiiltà a partecipare a una missione di soccorso.

Mobilitati anche l’Unicef e il Programma alimentare mondiale, che ha deciso l’invio di 500 tonnellate di cibo a Rangoon. La Croce Rossa internazionale, intanto, ha già distribuito 5.000 litri d’acqua potabile, pasticche di cloro per la potabilizzazione, kit di sopravvivenza, zanzariere, teli di plastica e coperte. “Abbiamo cercato di raggiungere le zone più isolate”, ha spiegato il portavoce Michael Annear, “ma molte strade sono inaccessibili”.

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